Come una casa, che allo stesso tempo è presenza e chiusura, la posizione stilistica ed espressiva di Luigi De Gennaro, pur evitando l’alienazione sociale, segue solo se stessa. La sua casa è un libro di quadri da contemplare una volta varcato l’ingresso, da sfogliare percorrendo corridoi e stanze; libro che è l’artista stesso in quanto pensiero e inquilino della propria estensione artistica. Affermare l’unità dell’artista con la propria abitazione permette di capirne la posizione: uno sguardo critico che si esprime evitando le mode e mantenendo sempre una contraddistinta, ma non inflessibile, matrice surrealista.
Dipinti che sono la cristallizzazione di un occhio che vive e, allo stesso tempo, ferma la vita analizzandone alcune dinamiche con la lucidità di un flash fotografico, riproducendole con colori e linee chirurgiche che ne rilevano, selezionano ed elevano ogni elemento. De Gennaro scoperchia, smonta e rielabora il flusso psichico e sociale, fissandone ed interrogandone certe zone, portandone in luce alcuni meccanismi e riuscendo a dare organicità a tutti gli ambiti toccati, ritratti nella loro compenetrazione viscerale. ►
Scacco matto alla Signora, nel 1988, “riabilitava” colori e atmosfere tra il medievale e l’apocalittico, sollevando le tende della vita fino a scorgerne i conflitti, collettivi e psicologici, figurati nel loro stato battagliero, mediante le carni e l’armatura di un soldato che calca il destino “giocandosi a scacchi” l’esistenza, affrontando se stesso e distruggendo l’ostacolo, la Signora. Anche ne I dubbi di Colombo è presente la rappresentazione concreta di ciò che è interno, velato: un uomo, che di fisionomicamente umano mostra solamente la sagoma del lucido abito nero, ha mani e volto smaterializzati, sostituiti con pensieri sgorganti dal collo e dai polsi, sotto forma di mappe e carte geografiche; esplosione di responsabilità che ha annientato i lineamenti dell’umanità.
In De Gennaro il Surrealismo non è mai svanito e nel 2006, con Il magico riflesso, l’artista omaggia Salvador Dalì dipingendolo, appunto, come riflesso, come se lo sentisse fremere nei propri pennelli.
Negli ultimi anni la sua ricerca artistica ha evoluto il proprio taglio, ottenendo un effetto sempre più intuitivo, attraverso l’innesto di raffigurazioni bidimensionali e di frammenti di specchi, soluzioni che escono dai canoni della sua classica pennellata descrivente. Se in precedenza la sua opera aveva narrato le visioni e le trame del mondo attraverso una riproduzione realistica, ora l’artista sembra incamminarsi verso un’esclusività dei soggetti, delimitando ancora meglio i propri intenti, che risalgono quasi in modo semiotico, provando a ridurre gli elementi marginali ed accentuando la messa a fuoco, senza mai cadere nel solipsismo dei protagonisti. ►
Per anni molte delle sue produzioni avevano proposto un interessante simbolismo che alternava richiami storico-mitologici, psichico-onirici o legati al bagaglio collettivo dell’umanità; con alcune opere più recenti, mediante la bidimensionalità e gli specchi, De Gennaro ha semplificato la significazione, centrando più direttamente il supposto messaggio. Opere quali Il gioco delle 3 carte, Riflessi biondi e L’intruso palesano un collage pittorico di sagome colorate; questa parziale rinuncia alla realisticità e alla tridimensionalità illusoria dell’immagine favorisce l’immediatezza espressiva, agevola la comprensione del tema ed avvicina l’intenzione dell’autore alla ricezione dello spettatore. Intreccio autore-opera-spettatore che emerge ancor più concretamente con le tele appartenenti alla fase dei “riflessi mobili”, il cui senso può essere spiegato, su più livelli, prendendo in esame Grizzly. Due orsi in atteggiamento aggressivo e le enormi tracce delle loro stesse unghiate: apparentemente i graffi sembrerebbero causati dalle loro zampe; ferocia animale riversata all’esterno, spettatore compreso. Le figure delle unghiate, però, sono campite attraverso specchi che riflettono frammenti dell’immagine dell’osservatore: il senso dell’opera cambia dal momento in cui lo spettatore, contornato nella superficie riflettente, diventa la ferita incisa sugli orsi; l’aggressività animale è mutata ora in urla di dolore. ►
Le inserzioni di specchi sviluppano continui ribaltamenti di senso, visibili anche in Trompe l’oeil, in cui la follia dei tre matti viene attenuata da una finestra in secondo piano, riempita con uno frammento di vetro, che va a ribaltare la visione, dove il matto, il diverso, è lo spettatore.
I riflessi mobili muovono i quadri e le loro immagini, fondendo il fruitore all’opera e andando a creare continui cambiamenti di significato, ospitando svariati interrogativi senza mai spegnerli in risposte definitive, e lasciandoli vivi sulla tela e nella mente.
L’efficacia della bidimensionalità è perfettamente osservabile ne Il gioco delle 3 carte: azione e movimento vengono accantonati in direzione di una comunicazione sempre più esplicita, che non lascia dubbi riguardo al legame “relazioni amorose-gioco”. Ricordi di amori mai idealizzati, forse clandestini e appartenenti alla storia filogenetica dell’uomo, possono essere suggeriti da Riminiscenze, opera ironicamente intitolata trasportando Rimini, luogo di passioni e divertimenti trasgressivi, nel vissuto della collettività.
Episodi, tratti dalla realtà o dalla fantasia, raccontati per mettere in luce sensi ed aree nascoste; ma anche polarizzazioni della vita ed astrazioni dalla sua velocità d’azione e movimento. Eventi e incroci sotterranei, le cui cime appuntite vengono solitamente additate come sconvenienti ogni volta che spuntano in superficie, dipinti per essere universalizzati; e ritratti di visioni che macchiano e relativizzano tutto ciò che viene considerato buona regola, bel pensiero, costume e comportamento adeguato. Questo è Luigi De Gennaro.
Giordano Bernacchini, luglio 2010
Luigi De Gennaro, Surrealista, nato a Nola (NA), il 21/08/1949, si trasferì a Milano negli anni 70 ove prese a frequentare i circoli culturali e associazioni come: Associazione Amici di Legnano e Associazione Amici del Quadrato (qui sono in permanenza alcune sue opere).
Si iscrisse successivamente alla scuola d'arte "Il Castello Sforzesco" che lasciò dopo 2 anni per seguire i Maestri: Rino Pianetti, Marcello Vettor Cassinari e Pascal. Dopo il tirocinio, si allontanò per seguire la propria arte che sfociò nel "Surreale".
Affascinato da sempre di Salvador Dalì, cercò di seguirlo parallelamente, senza mai per questo lasciarsi influenzare dai suoi colori e tematiche.
La prima mostra avvenne nel 1975, alla Galleria Bramante, con l’effetto di suscitare interesse e curiosità. La sua arte sfocia spesso in tematiche sociali, da lasciare, in colui che osserva, sempre un momento di riflessione anche se allontanatosi, ritorna al quotidiano.
Tenta, da sempre, di far sentire lo spettatore partecipe alla tematica dell’opera e spesso lo coinvolge, ma persiste nel cercare una tecnica che parli per lui. La critica e il pubblico comunque ne apprezzano lo sforzo e questo si nota alle mostre, dove affluiscono, consci che l’artista non si limita solo all’esteriorità ma, a temi che possono in qualche modo destare curiosità per le tematiche che affronta.
Nella sue composizioni Luigi De Gennaro rivela il suo radicamento nelle correnti americane ed europee che si sono avvicendate nella seconda metà del secolo scorso; si deve dare merito alla sua creatività di averle fatte proprie, rivisitandole con autorevolezza e originalità.
Fondendo il messaggio della Pop Art con un certo gioco immaginifico, che possiamo fare risalire a Dada, egli opera sulla rappresentazione della figura umana con una penetrante capacità di sintesi, indicando situazioni del tutto possibili, ma curiosamente surreali.
Colte volutamente come sagome anonime, senza sguardo - gli occhi non si vedono mai o sono coperti da incongrui occhiali bianchi - le sue figure sembrano condividere un rituale collettivo al di fuori del tempo e della storia, come personaggi pirandelliani in cerca di un autore capace di resuscitarne la vitalità.
Agitate, dialoganti o silenziose, queste enigmatiche creature si aggirano tra luci e ombre, in preda, si direbbe, a un costante turbamento.
Alle spalle si questi anonimi personaggi - a volte sono solo ombre, a volte una folla brulicante di uomini o donne in attesa di eventi indecifrabili - lo spazio appare vuoto, e comunque modulato in chiave astratta; questo dato esalta la raffinatezza della trama pittorica e l'armonia delle stesure.
La qualità del costrutto pittorico, che è sapiente ed essenziale, gioca su un taglio volutamente atonale; tuttavia, a un esame più approfondito, è possibile apprezzare il calibrato contrappunto fra i toni, il contrasto tra le luci e le ombre, la struttura scenografica del contesto visivo.
Gli eventi misteriosi, anche se plausibili, che si svolgono qui, sotto gli occhi dell'osservatore, rappresentano la poetica di un artista che, con un pessimismo venato di sottile ironia, sa esprimere le incertezze del nostro presente.
P. Levi
Quando l'impostazione surreale assolve il proprio dovere di coagulante del pensiero e del fattore emozionale, assistiamo ad una pittura dall'energica fattura stilistica, comproviamo il pensiero pittorico di Luigi De Gennaro
Pastose Cromie e precisione segnica donano essenzialità e valore interpretativo al contesto onirico, alla coerente volontà d'imbastire la fattura narrativa di eccelente dinamismo compositivo, di eccelso substrato abulicamente intriso di poetica profondità, di ben netto sapore d'evasione dal fattore reale approdando in un mondo composto dalle nuvole dei sogni, dai pensieri dispersi ancorati esclusivamente al filo del tempo.
S. Serradifalco (Boè, aprile 2007)
C’è un profondo amore per quest’uomo fatto di fango, divelto dalla sua matrice con una violenza che gli fa sentire questa matrice profanata, come una difesa entro la quale sostare per trarre forza dalla terra-madre.
Come una difesa dalla strumentalizzazione del divino per manovrare le coscienze, dalla violenza della meccanizzazione che fa dell’uomo un robot, dal capovolgimento dei valori che ottenebra le menti, dalla subdola morte che inquina con gli elementi, anche gli esseri.
M. Montanari
Quello che veramente conta per De Gennaro, non è soltanto la RAPPRESENTAZIONE , ma , soprattutto, la RIVELAZIONE di un profondo, motivato disagio nei confronti del VISIBILE , inteso quasi come un ILLUSIONE TOPOLOGICA , proprio quando i suoi mezzi pittorici hanno raggiunto l’acme del rilievo mimetico.
P. Petrosemolo
... è una chiara denuncia di quel tecnicismo che tarpa le ali ad ogni desiderio di sublimazione ed elevazione e, nel contempo un monito per quei dissacratori che comprimono un sano sviluppo dell’umanità.
L. Boarini
Egli dipinge perché stimolato dalle sensazioni più disparate, a volte , velate anche di uno sconfortante pessimismo e, poi si sofferma ad analizzare le opere , scoprendo che in ogni una di esse, esiste il segno marcato della sua personalità profonda e meditativa, che ogni suo lavoro è come l’immagine riflessa della sua anima dinanzi a uno specchio che venga appannato volutamente con l’alito, per poi essere lucidato con uno straccio, nel tentativo di far scomparire il più piccolo segno lasciato dall’alone; e, cosi all’infinito, continuamente, come continuo e fluttuante è lo scorrere della vita.
A. Barbato
Oasi inquietanti, ricchi di fascino misterioso sono le zone inesplorate dell'anima umana, Luigi De Gennaro riesce con grande estrosità a trasmettere sulla tela le immagini percepite dal suo inconscio in una dimensione diversa dalla realtà. Grandi capacità tecniche sono testimonianze di un surrealismo puro scaturito dall'operato di questo grande artista. la sua ricerca psichica è molto evidente in
Esplosione Di Un Pensiero e ancora da
Alla Ricerca Dell'Elefante. Scene oniriche realizzate con una straordinaria minuziosità tecnica e con una forza pittorica comunicano al fruitore messaggi allucinanti ricchi di creatività e simbologia. Eclatante è il supporto del colore intenso e acceso che mette in risalto le figure. La realizzazione dell'operato dell'artista non è altro che energia espressiva, anzi, potrei benissimo dire l'espressione del suo stato mentale dove è chiara l'assenza del controllo della ragione, mentre emerge in tutte le sue opere il predominio dell'autonomatismo. Luigi De Gennaro con la sua pittura ci conduce in quel mondo onirico dove risiedono riflesse le nostre più assurde illusioni.
A. F. Biondolillo
"La possibilità di comprendere appieno i risultati della pittura di Luigi De Gennaro, devono partire tenendo presente due momenti.
Primo quello tecnico con i relativi risultati, poi quello meramente artistico. Due momenti che si fondono e si completano dando luce all’artista e alle sue opere. Senza volersi addentrare troppo nella prima parte diciamo che Luigi De Gennaro dipinge usando come supporto lo Specchio, sù di esso viene collocata la tela che una volta dipinta ,viene sapientemente tagliata in punti strategici ove fuori uscirà il supporto. E già qui si esaurisce la spiegazione tecnica perché è solo la prima ragione di questo suo operare, che è un modo per trascinare l’osservatore dentro il quadro, non solo come visuale, ma anche come soggetto che ne fa parte per la sua immagine riflessa, frammentata, spezzata, ma sempre sorprendente ed incisiva.
L’idea è un coinvolgimento, il piacere di sentirsi parte, di riconoscersi in un vivere occasioni, sogni, visioni, realtà.
E’ un raggiungimento non facile. L’artista deve lavorare con pazienza sui particolari, sugli angoli, sulle punte. Come in un balletto classico tutto si muove, tutto scintilla, e niente può essere fuori posto e i leggeri veli bianchi, le luci, i riflessi, ondeggiano secondo la sinfonia di un grande scenario simbolico. Rafforzata da un vigoroso ritmo di accenti, lo specchio traduce tanto la potenza dell’idea, quanto la pacata forza della gestualità che dà vita alla presenza sentita della rappresentazione e alla causalità di una visione in eterno movimento, parte più o meno consapevole della vitalità dell’opera.
Abbiamo scritto di allegorie e qui entriamo in quella che è l’espressione pittorica abituale.
Il Surrealismo è la sua fonte d'ispirazione fin dal 1975 , anno della sua prima mostra .
Le immagini si spingono ad interpretare il messaggio attraverso le lucenti cromie. Attraverso queste trasformazioni l’osservatore coglie il linguaggio che lo porta verso un mondo nuovo, che lui sente come situazione viva ed avventurosa in uno stile unico ed ideale. I soggetti li ritroviamo nella realtà o nella fantasia e sempre in zone dove l’insieme ha un andamento ritmico, quasi ondulatorio, conflittuale e spesso con fini provocatori e dove si accede ad un andamento musicale. In questo studiato intreccio di emozioni visive, la parte importante rimane la contrapposizione dei supporti che affiorano e che lasciati liberi disegnano zone d’ombra o sprigionano riflessi. Tutto ha un significato ben preciso che va sentito nella preparazione di un artista quale Luigi De Gennaro, che apre all’arte la sua continua emozione e che, nel rapporto con quest’arte, vede l’osservatore portato in prima fila.".
G. Falossi (Milano 18/ 7/ 2008)